"Quesito referendum in pillole: Consigli Giudiziari." Perchè siamo per il NO.

09.05.2022

IL QUESITO «Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei Consigli giudiziari, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005 n. 150), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 8, comma 1, limitatamente alle parole "esclusivamente" e "relative all'esercizio delle competenze di cui all'articolo 7, comma 1, lettere a)"; art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: "esclusivamente" e "relative all'esercizio delle competenze di cui all'articolo 15, comma 1, lettere a), d) ed e)"?».

I consigli giudiziari sono organi "ausiliari" del Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno della magistratura. La loro funzione è esprimere "motivati pareri" su diversi ambiti, tra cui le valutazioni di professionalità dei magistrati. I componenti di questi organi sono sia appartenenti alla magistratura sia "laici", cioè avvocati e professori universitari. 

Se al referendum vinceranno i sì anche avvocati e professori parteciperanno attivamente alla valutazione dell'operato dei magistrati: finora ne sono stati esclusi.

Perchè diciamo NO. Il principio liberale della separazione dei poteri impone l'assoluta indipendenza della Magistratura, indipendenza che deve essere praticata soprattutto attraverso il principio, presente in altre sfere dei poteri pubblici, dell'autodichia: cioè del fatto che le valutazioni sul comportamento e sulle prerogative dei magistrati debbano essere riservate esclusivamente all'amministrazione giudiziaria. Per cui le valutazioni di professionalità dei Magistrati devono restare nella sfera esclusiva della magistratura. Sono altre le storture al principio della separazione dei poteri, su cui sarebbe opportuno intervenire, per esempio l'inserimento dei magistrati nelle strutture tecnico-politiche negli staff di nomina dei Ministri, per cui spesso avvengono assegnazione con "porte girevoli" di magistrati a funzioni e incarichi su cui, rientrati nei ruoli, potrebbero trovarsi a giudicare.

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