Alleanza Giellista

ASSOCIAZIONE DI CULTURA E INIZIATIVA POLITICA

PREMESSA

La politica italiana è in pieno subbuglio. La Destra, sempre più avventurista e irresponsabile, e la Sinistra, corrosa dall'ansia governista, sono alla ricerca di nuove identità, in un rimescolamento di posizioni dagli esiti imprevedibili. La pandemia ha accelerato a dismisura una crisi che si trascina da decenni. La lunga fase di transizione imposta dalla caduta del muro di Berlino e da Tangentopoli sta giungendo al suo apice. Quel che non è stato risolto prima, in termini di credibilità, rappresentanza, progettualità, esige ora una risposta improcrastinabile. Sono a rischio la tenuta sociale del Paese e la stessa democrazia.
I partiti hanno cambiato e continuano a cambiare nomi e dirigenti in un irresponsabile processo di scomposizione e ricomposizione, con scissioni pretestuose e capriole personali, senza un'indispensabile bussola programmatica. La ricerca di un immediato consenso elettorale ottunde e confonde i veri obiettivi. Il trasformismo ha preso il posto delle ideologie. Eppure proprio i partiti sono le colonne portanti della nostra repubblica e il loro indebolimento fa tremare le Istituzioni. Potrebbero cedere, fragili come sono, sotto il doppio urto dell'emergenza sanitaria e della crisi economica.
Per questo, occorre riaccendere la lotta delle idee, come ci hanno insegnato i nostri padri costituenti. Senza una cultura politica degna di questo nome, non può esservi salvaguardia dello Stato e della Repubblica.
Per tali impellenti ragioni, abbiamo deciso di costituire l'ALLEANZA GIELLISTA. ASSOCIAZIONE DI CULTURA E INIZIATIVA POLITICA. Non la fondazione di un ennesimo partitino ma un'iniziativa appassionata e doverosa per tenere accesa la fiamma del movimento che fu di Carlo Rosselli e per offrire proposte, spunti, suggerimenti e se necessario per muovere costruttive critiche.
Con il seguente documento intendiamo proporre la riapertura a tutto campo della discussione e del confronto. Un documento che nasce nel cuore della Sinistra e all'anima della Sinistra è indirizzato. Per avviare un percorso di ricostruzione dei valori e della prassi. Nella convinzione che l'unica strada lungo la quale riprendere il cammino sia quella del socialismo nella libertà.

LE RADICI
Nel più buio periodo della storia dell'Italia moderna, durante il Fascismo e la seconda guerra mondiale, sono state gettate le basi per la costruzione di un'area politico- culturale che rappresenta uno dei punti più alti della sinistra italiana ed europea.
Un' area composita, vasta e plurale, che ha trovato nell'esperienza giellista la sua espressività e nella cultura dell'azionismo la sua composizione ideale e politica.
Noi crediamo che oggi l'Italia abbia ancora bisogno di quella cultura. I motivi sono molteplici; la crisi della nostra democrazia li evidenzia. L'abbandono dell'etica repubblicana e, quindi, della politica quale espressione morale collettiva ha generato discredito, corruzione e illegalità diffusa. Sono inderogabili la ripresa dell'impegno per l'affermazione delle libertà individuali e la laicità dello Stato e una diversa impostazione economica che postula, ancora, un incontro fecondo tra socialismo e liberalismo.
Oggi, dopo settantacinque anni dall'inizio della rinascita civile ed economica dell'Italia, dobbiamo affrontare una nuova, terribile, inedita sfida che rischia di accelerare e rendere ineludibile il rischio di un declino civile, economico e sociale del nostro Paese.
La crisi italiana non può essere subita come lo è stata nell'ultimo quarto di secolo; oggi noi riteniamo doveroso che si ricrei e abbia voce, nella sua specificità di riferimento storico, una riflessione approfondita sui motivi delle nostre difficoltà. L'obiettivo è il ripristino di un sistema proprio di uno stato di diritto , animato da una cittadinanza attiva, sconfiggendo il populismo che provoca degenerazione istituzionale e sterilizzazione della funzione parlamentare, perno della nostra democrazia costituzionale.


PUNTI CHE RITENIAMO INELUDIBILI

1. LOTTA ALL'ILLEGALITA'

La lotta all' illegalità, alla mancanza di senso dello Stato e di coscienza civica deve essere un punto centrale e imprescindibile per un movimento che si propone di fornire alla sinistra lievito culturale e politico per la sua rinascita.

L'Italia non può più permettersi i livelli di corruzione ed evasione fiscale che la collocano, in entrambi i casi, ai primissimi posti in Europa. Così come bisogna avere l'ambizione di sconfiggere la criminalità organizzata. Riteniamo che debba assumere assoluta centralità, nel dibattito pubblico, quanto danno portino l'illegalità diffusa e la malapolitica non solo all' economia , ma al Paese tutto. Fenomeni quali l'abusivismo edilizio, la pratica delle raccomandazioni, le scelte guidate dai conflitti d'interesse, le lottizzazioni, sono problemi che vanno affrontati con decisione e fermezza. Per molti decenni abbiamo visto come, quasi tutte le forze politiche, ma anche non pochi mezzi d'informazione siano scesi alla pratica del compromesso o, addirittura, abbiano tratto vantaggi personali ed elettorali, da pratiche illegali quando non addirittura in combutta con realtà criminali e di illegalità diffusa. Non si può pensare di ricostituire una sana ed efficiente democrazia politica se non si combattono i fenomeni di illegalità, altrimenti il rischio è di esserne collusi o addirittura complici.

2. STATO E MERCATO

Il mercato libero come dispensatore di efficienza e ricchezza ha nuovamente fallito. Da quando si è iniziato, prima a teorizzare e, successivamente, a mettere in pratica che l'economia non necessita di interventi dello Stato, molti sono coloro che sono diventati più poveri e pochi coloro che sono diventati ben più ricchi di prima.

L'Italia non ha fatto eccezione a questa ondata di pseudo-efficientismo. Il nostro Paese aveva un sistema industriale con aziende importanti che giocavano un ruolo talora strategico nel panorama europeo. Seguendo il credo che "privato è bello" si è finito per distruggere questo patrimonio. Si è trattato di una scelta sciagurata dovuta alla voracità di imprenditori che, una volta venuti in possesso per due soldi di cotanta ricchezza, hanno finito per dilapidarla preferendo alienarla e investendo il ricavato in speculazioni finanziarie. La nostra classe politica ha condiviso e pure facilitato tale stato di cose; la Sinistra - fattore avvilente - non ha battuto un colpo essendone, di fatto, tramontato anche il concetto storico-politico che è alla sua origine e che dovrebbe giustificarne l'esistenza la giustifica. Si è dimostrata succube e subalterna a tali processi, in Italia e in Europa, ove, sia pur in maniera diseguale nelle dimensioni, esiste ancora.

C'è un grande lavoro da fare per rilanciare il sistema produttivo cambiando il paradigma che ha guidato finora le scelte di politica economica.

Tra Stato e mercato occorre creare nuove sinergie. È necessario valorizzare l'iniziativa economica privata e la straordinaria imprenditorialità italiana, ma, al contempo, è indispensabile riaffermare il fondamentale ruolo dello Stato e del "pubblico". Lo Stato deve recuperare efficienza; le risorse dei cittadini non vanno sprecate; va velocizzata e semplificata la burocrazia e ciò è possibile con l'utilizzo delle tecnologie digitali e l'organizzazione per obiettivi e non per processi.

Lo Stato ha un ruolo fondamentale in economia; ha il compito di regolare il mercato intervenendo là dove la sola concorrenza non garantisce l'efficienza e un'equa ripartizione delle ricchezze. Lo Stato ha il compito di garantire uno sviluppo sostenibile e di protezione delle risorse ambientali. Lo Stato ha il compito di eliminare il più possibile, in particolare tramite l'istruzione pubblica, le diseguaglianze in partenza favorendo la mobilità sociale. Ad esso spetta il compito di assicurare a tutti una vita dignitosa, grazie alla sanità pubblica universale, la progressività fiscale e l'adozione di strumenti di sostegno al reddito.

Ma allo Stato, spetta, soprattutto in alcuni periodi, lo svolgimento di un ruolo attivo a sostegno della crescita economica e del raggiungimento di una buona e piena occupazione. Ciò significa che gli investimenti pubblici sono fondamentali per generare processi di innovazione. L'imprenditoria italiana e le piccole aziende, che costituiscono una ricchezza straordinaria del Paese, devono essere favorite in una crescita dimensionale con opportune scelte legislative, orientando a tale fine il sistema bancario. L'intervento diretto dello Stato, anche con l'ingresso nel capitale sociale delle aziende, non deve essere un tabù. Il sistema bancario è oggi fortemente controllato e interconnesso con la politica, soprattutto a livello locale. La politica deve indirizzare in modo trasparente alcune scelte strategiche del sistema bancario al fine di sostenere lo sviluppo delle imprese. In modo deciso vanno combattuti ogni conflitto d'interesse e qualsiasi collusione impropria tra politica, imprenditoria e sistema bancario.

3. VIVERE L'EUROPA

Oggi, di fronte all'invasione della pandemia, si può dire che l'euroscetticismo ha ceduto il passo alla euronecessità. La consapevolezza che nessuna nazione possiede la forza e la capacità di reagire da sola rispetto a tale sconquasso, può trasformare il dramma umano, civile, politico ed economico causato dal morbo in un'occasione di radicale cambiamento. A fronte delle attuali discussioni sugli strumenti europei sul per intervenire nella crisi provocata dalla pandemia, emerge con chiarezza quanto bisogno ci sia di precisare, rafforzare e ampliare il ruolo dell'Unione Europea.

Emerge la voglia di una nuova collettività. Noi riteniamo imprescindibile che venga rilanciata un' offensiva senza precedenti sul piano ideale e progettuale, dando forza a questo bisogno, profondo, che, se ben indirizzato, può travolgere le soprastrutture culturali e statali che hanno finora imprigionato il vero spirito europeo. Gli obiettivi cui non rinunciare sono la creazione di una Federazione fondata su una vera Costituzione. Fin da ora, però, potrebbero essere impiegate politiche per avere, tra gli Stati aderenti, leggi uniche in materia di sanità, come insegna la vicenda dei vaccini, di lavoro, di immigrazione, di insegnamento, di fisco, di welfare, di proprietà privata, di concentrazioni monopolistiche, di inquinamento, di tutela delle fasce sociali più deboli. E, in nome della libertà, servirebbe un solo esercito e una sola politica estera. La questione di una difesa comune è fondamentale. Ciò richiederebbe che la Francia - unico detentore all'interno della UE dell'arma atomica - mettesse a disposizione dell'Unione il proprio seggio nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Al bisogno d'Europa non fa da corrispettivo un altrettanto bisogno di cultura europea. Per molti anni l'integrazione continentale ha rappresentato per la classe dirigente del nostro Paese un obiettivo verso cui tendere nella speranza, neppure tanto segreta, che l'inclusione sempre più stretta dell Italia in un organismo a carattere sovranazionale potesse contribuire a correggere alcuni storici deficit nei più vasti settori. Bisogna riconoscere che, tutto sommato, questa lettura degli eventi ha retto, con il consenso della pubblica opinione, fino alla seconda metà degli anni Duemila.

A partire dalla crisi finanziaria del 2007-2008, l'Europa, con i suoi meccanismi talora bizantini e con protagonisti non sempre all'altezza della sfida, ha subito una lenta mutuazione nella percezione degli italiani. Da potenziale soluzione, diventava una parte del problema. Almeno fino a quando la pandemia non ha messo i decisori europei di fronte alle loro responsabilità. Così possiamo registrare positive novità; ma non tutto è risolto. Molti sono ancora i problemi da affrontare e, tra questi, alcuni sono più urgenti di altri come la creazione di un Tesoro europeo, l'abolizione del voto all'unanimità e del diritto di veto per tutta una serie di questioni che neutralizzerebbero l'opposizione di alcuni Paesi che sono, tra l'altro, percettori di gran parte dei fondi strutturali, nonché un nuovo Statuto della BCE modellato su quello della Federal Reserve americana.

Le criticità, i ritardi, gli errori nulla tolgono all'ideale europeo nel quale ci riconosciamo. La costruzione di un'Europa più unita e coesa socialmente rappresenta un obiettivo per ogni movimento della sinistra democratica a salvaguardia della pace, della solidarietà tra i popoli e della civiltà fondata sulla libertà, laicità, giustizia sociale e tolleranza. Valori che l'Europa rappresenta avendoli conquistati dopo secoli di lotte acerrime, dando corpo a quell'idea dell'Occidente nei cui principi culturali risiede il socialismo nella libertà.

L'ALLEANZA GIELLISTA

Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di dar vita all' ALLEANZA GIELLISTA. ASSOCIAZIONE DI CULTURA E INIZIATIVA POLITICA. Senza alcuna ambizione partitica o istituzionale, ma con la volontà di riprendere in mano la bussola di Carlo Rosselli, nella certezza che può indicarci la rotta per mettere in sicurezza il nostro fragile presente e guidarci verso un futuro migliore.

Siamo convinti che la Sinistra possa riprendere forza e consistenza con un lungo e paziente lavoro, nell'elaborazione di un pensiero compiuto per cui la sua ragione d'essere sta nel coniugare giustizia e libertà. La sua esistenza non è legata al contingente ma alla convivenza in termini di civiltà. Ecco perché non può morire. Sarà socialista liberale o non sarà.

Fuori da ogni reducismo anacronistico, chiamiamo a raccolta tutte quelle energie che basano sulla libertà il destino dell'umanità e sulla giustizia l'organizzazione sociale.

Facciamo nostra l'affermazione di Carlo Rosselli: "Il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale."

Parole che chiedono l'onere della prova per chi decide di "non mollare".

27 aprile 2021

Adesioni

"Non è forse un caso che il Manifesto veda la luce tra la ricorrenza del 25 aprile e quella del 1° maggio; tra la festa della Libertà e quella del Lavoro.  La nostra Repubblica, infatti, nasce dalla Resistenza basandosi, fin dal primo articolo della sua Costituzione, sul Lavoro. In questi due dati sta il "nostro posto"; un posto aperto a tutti coloro che, indipendentemente dal proprio sentire politico, sentono che un'altra Italia chiama e che è dovere rispondere." 


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